Salve e bentrovati su CF’s Magazine. Oggi parleremo di COVID-19 meglio conosciuto come Coronavirus, e più in particolare degli effetti che quest’ultimo avrà sull’industria della moda, che in Italia ma anche in Francia e nel Regno Unito rappresenta una delle industrie più virtuose del paese, e sono in molti a porsi la domanda in questione.
L’arrivo del coronavirus in Italia avviene il 21 Febbraio di quest’anno, data che coincise con la Milano fashion week, uno degli eventi più attesi del mondo del mondo della moda.
Già in quello stesso periodo il timore del contagio da coronavirus ha costretto sia Armani che Biagiotti a svolgere le sfilate più importanti dell’anno a porte chiuse per evitare dunque che l’evento si trasformasse in focolaio dove il virus avrebbe avuto modo di propagarsi in modo rapido, tra buyer, gornalisti, modelli, fotografi e altri addetti ai lavori.
Non è così difficile quindi pensare che tra i primi effetti del coronavirus sul mondo della moda vi sia una più rigorosa attenzione alla problematica che potrebbe comportare la sospensione di eventi così importanti del settore da poterne compromettere non soltanto i guadagni ma anche l’immagine su cui i brand di lusso da anni lavorano.
In particolare i brand che abbiamo già menzionato come anche Gucci, Dolce e Gabbana, Bottega Veneta, Fendi e più in generale tutti i marchi del lusso italiano ma anche di paesi come Francia e Regno Uniti potrebbero risentire duramente della crisi economica che avanza come ripercussione delle politiche forse sbagliate ma sicuramente tardive contro il coronavirus.
A questo punto sono in tanti a chiedersi in che modo il coronavirus può avere effetti così nefasti sull’industria della moda che sin dal dopoguerra non ha mai subito delle crisi veramente profonde come quella che si prospetta?
La risposta potrebbe essere ricercata per esempio negli usi e costumi delle persone la cui libertà è in questi giorni limitata dai governi centrali che rischiano di minare quelle che sono state fin adesso le convinzioni delle persone comuni e che può comportate essenzialmente un cambiamento nelle loro abitudini di acquisto.
In altre parole per il timore di una possibile ricaduta del coronavirus sulle vite delle persone o di una grave crisi economica come quella che tutti gli esperti prevedono, le persone potrebbero essere spinte a spostare i loro consumi verso prodotti di prima necessita per un lungo tempo abbandonando così almeno in parte il concetto del lusso ed acquistato beni rifugio come conseguenza anche di politiche disastrose.
A questo punto è chiaro che i primi tagli che le persone faranno nelle loro spese quotidiane riguarda l’industria della moda, che potrebbe ricevere una perdita pari a più della metà del loro fatturato, stiamato in circa mille miliardi di dollari.
Ed proprio per questo che brand del calibro di Armani stanno già pensando ad una riconversione delle proprie industrie, realizzando camici e mascherine chirurgiche.
Ma a stare veramente sul filo del rasoio non sono i big del mondo della moda che in un modo o nell’altro riusciranno quasi sicuramente a vincere le sfide che il coronavirus ha portato nelle nostre vite, ma sono invece i piccoli negozi di abbigliamento che con le misure adottate dal governo di distanziamento sociale ma anche per via di un accresciuto timore di contagio le persone saranno sempre più propense ad effettuare acquisti online per ridurre i rapporti sociali e dunque il rischio di contagio al minimo.
Per quanto riguarda le nostre previsioni sugli effetti del COVID-19 sull’industria della moda, crediamo che nel 2020 e 2021 saranno potenziati ulteriormente le piattaforme digitali di acquisto online che potrebbero addirittura diventare canale preferenziale anche per buyer del settore lusso, ed i big della moda saranno costretti ad offrire i loro capi ad una clientela meno selezionata e più ampia per fronteggiare la crisi in un settore che non ha mai visto tempi difficili dal dopoguerra ad oggi.
Anche da un punto di vista stilistico i capi saranno concepiti e pensati in modo da adattarsi alle nuove esigenze e agli usi e costumi che si delineano per il futuro.
Le nostre attualmente restano solo delle ipotesi ma chissà se tra qualche mese non ci troveremo a parlare nuovamente della questione sperando ovviamente in un risvolto positivo non soltanto per il settore della moda ma anche per il nostro paese ed il mondo intero che attualmente è afflitto dalla piaga del coronavirus.
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Corrado Firera – CF’s Magazine
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